Il Popol Vuh il “Libro della comunità”

 

Diego Rivera (1886-1957): La creazione. Illustrazione del Popol Vuh, ca. 1931

 

Diego Rivera (1886-1957): La creazione. Illustrazione del Popol Vuh, ca. 1931

Il Popol Vuh (“Libro della comunità“o “Libro del Consiglio”; Popol Wuj nella moderna trascrizione Quiché) è una raccolta di miti e leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché (K’iche’), uno dei regni maya in Guatemala.

La creazione secondo il Popol Vuh

Il libro inizia con il mito della creazione maya seguito dalle storie dei due eroi gemelli Hunahpu (Junajpu) e Xbalanque (Xb’alanke), figure salienti della mitologia maya. Le loro avventure iniziano con la loro nascita, e termina con la loro ascensione al sole e alla luna. Il libro prosegue con i dettagli della fondazione e della storia del regno Quiché, in cui si cerca di mostrare come il potere della famiglia reale provenga dagli dèi.

In principio, vi era solo un grande silenzio che avvolgeva il cielo e il mare. Le prime divinità creatrici, Tepeu e Gucumatz, erano immerse nell’acqua e coperte da piume verdi e azzurre. Essi erano esseri straordinari per la loro saggezza e intelligenza e, sotto la direzione del Cuore del Cielo Huracán, disposero tutti gli elementi per la creazione della terra e dei suoi abitanti, tra cui l’uomo, l’essere più importante.
Tepeu e Gucumatz ordinarono all’acqua di ritirarsi e alla terra di sorgere, così si formarono le montagne, le distese di terra, i fiumi, i laghi e tutti i corsi d’acqua.
Subito dopo, essi crearono tutti gli animali che popolarono la terra: i guardiani del bosco, i cervi, le serpi, i leoni, gli uccelli, i cani, i giaguari, ecc. e assegnarono loro una dimora. Quando ebbero terminato, le divinità creatrici ordinarono a tutti gli animali di invocare il loro nome, di rendere grazie e di lodare i loro creatori, ma nessuno fu in grado di pronunciare una sola parola.
Allora, gli dèi condannarono gli animali a diventare delle prede per l’essere che sarebbe stato in grado di parlare e di pregarli. Così, le divinità creatrici decisero di creare questo essere superiore agli animali, che potesse lodarli e adorarli: l’uomo.
Il primo materiale che scelsero per modellare la carne e il corpo dell’uomo fu il fango. Ma gli dèi videro che non era un materiale adatto, perché la creatura formata si scioglieva, non era in grado di muovere la testa, non era solida e, soprattutto, non aveva intelligenza.
Perciò, gli dèi distrussero ciò che avevano costruito e pregarono Ixpiyacoc e Ixmucané, il Nonno e la Nonna dell’umanità, di tirare le sorti per tentare di creare l’uomo. Così, Ixpiyacoc e Ixmucané tirarono le sorti con grani di mais e di tz’ite’ (un albero che produce frutti simili a dei fagioli rossi) e gli dèi decisero che avrebbero creato l’uomo di legno. Apparvero dunque dei burattini dai tratti umani e che parlavano anche come uomini. Questi si moltiplicarono su tutta la faccia della terra, ma vevano un enorme difetto: non avevano anima né intelligenza, e soprattutto non si ricordavano chi fossero i loro creatori. Essendo di legno, poi, non avevano sangue, né carne, ma erano fatti solo di legno secco. Data la loro natura imperfetta, che non permetteva agli uomini di legno di riconoscere i loro creatori, gli dèi decisero di distruggerli.
Il problema era che gli uomini di legno avevano popolato ogni angolo della terra. L’unica soluzione per distruggerli era dunque un grande cataclisma naturale, un diluvio universale. La faccia della terra si oscurò e iniziò a cadere una pioggia nera, che continuò sia durante il giorno sia durante la notte.
Ma questa non fu l’unica punizione per gli uomini di legno. Insieme alla pioggia nera, giunsero degli esseri animaleschi che infierirono sui burattini: Xecotcovach (un’aquila o uno sparviero) cavò loro gli occhi; Camalotz (un vampiro) gli mozzò la testa; Cotzbalam (una lince o un giaguaro) divorò le loro carni; infine, Tucumbalam (uno squalo o un coccodrillo) sfracellò tutte le loro ossa. Gli animali domestici, come i cani e le galline, si rivoltarono contro quelli che erano stati i loro padroni e si vendicarono per tutti i maltrattamenti che avevano subito da loro. Perfino le pentole e gli utensili di casa inveirono contro gli uomini di legno.
In questo modo, gli uomini di legno vennero sterminati ed eliminati dalla faccia della terra. Coloro che sopravvissero, si dice che abbiano dato origine alle scimmie. E’ per questo che le scimmie somigliano tanto all’uomo, perché rappresentano un tentativo fallito della creazione dell’umanità.
Dopo questi fatti e altre lunghe digressioni, il Popol Vuh racconta che Tepeu e Gucumatz si riunirono di nuovo con le altre divinità per creare l’uomo. Il sole non era ancora sorto, e nel consiglio notturno gli dèi non riuscivano a trovare una soluzione per creare l’uomo.
Ma ecco che quattro animali, Yac (una lince), Utiú (un coyote), Quel (un pappagallino) e Hoh (un corvo), giunsero all’assemblea portando delle pannocchie di mais bianco e giallo, che provenivano da Paxil e Cayalá, delle terre meravigliose, feconde e ricche. Così, gli dèi si rallegrarono e Ixmucané macinò il mais, con il quale gli dèi creatori modellarono e plasmarono l’uomo.
I primi uomini creati furono quattro e si chiamavano Balam-Quitzé, Balam-Acab, Mahucutah e Iqui-Balam. Essi furono i primi antenati dell’umanità ed erano perfetti, poiché erano dotati della stessa saggezza e intelligenza degli dèi. Perfino la loro vista poteva abbracciare il mondo intero.
Ma gli dèi compresero che tutto ciò non poteva sussistere, perché altrimenti non ci sarebbe stata nessuna differenza tra creatori e creature. Perciò, gli dèi ridussero e ridimensionarono la vista e l’intelligenza degli uomini di mais alitando su di loro e facendo in modo che il loro sguardo si annebbiasse.
Infine, gli dèi generarono anche le prime quattro donne: Cahá-Paluna, moglie di Balam-Quitzé; Chomihá, moglie di Balam-Acab; Tzununihá, moglie di Mahucutah; e infine Caquixahá, moglie di Iqui-Balam.
Queste quattro coppie di antenati diedero origine le tribù quiché e le tredici case più importanti di questo popolo.

Don Andrés, notaio azteco: documentazione catastale Techialoyan, in Nahuatl (17 ° c.)

Don Andrés, notaio azteco: documentazione catastale Techialoyan, in Nahuatl (17 ° c.)

Questo è l’inizio del mito della creazione, riportato secondo la compitazione moderna:

Are utzijoxik wa’e
k’ak atz’ininoq,
k’akachamamoq,
katz’inonik,
k’akasilanik,
k’akalolinik,
katolona puch upa kaj.

Questo è il racconto
di come tutto era sospeso,
tutto calmo,
in silenzio;
tutto immobile,
tranquillo,
e la distesa del cielo
era vuota.

Il manoscritto del Popol Vuh più conosciuto e completo è scritto nel dialetto maya Quiché. Dopo la conquista spagnola del Guatemala, l’uso della scrittura maya fu proibito e fu introdotto l’alfabeto latino. Comunque alcuni sacerdoti e funzionari maya continuarono illegalmente a copiare il testo, usando però i caratteri latini. Una di queste copie fu scoperta circa nel 1702 da un sacerdote di nome Francisco Ximénez nella cittadina del Guatemala di Santo Tomás Chichicastenango: invece di bruciarla padre Ximénez ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Questa copia tornò alla luce in un dimenticato angolo della biblioteca dell’Università di San Carlos a Città del Guatemala, dove fu riscoperta dall’abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer nel 1854. Essi pubblicarono, pochi anni dopo, la traduzione del testo in francese e inglese, la prima delle molte traduzioni in cui il Popol Vuh è stato stampato da allora.

Il testo del manoscritto Ximénez contiene quelli che alcuni studiosi consideravano errori alla luce dell’esatta traslitterazione di un precedente testo pittografico, una prova che il Popol Vuh è basato su una copia di un testo molto precedente. Vi furono sicuramente aggiunte e modifiche al testo durante la colonizzazione spagnola in quanto i governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.

Il manoscritto è ora conservato nella biblioteca Newberry a Chicago in Illinois.

per approfondire l’argomento si consiglia la lettura di:

Il popol Vuh: “La bibbia maya” 

il video illustrato:

http://www.youtube.com/watch?v=7g2JB_Nmihc

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