“Per un decalogo del custode di semi”

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1) I semi non ci appartengono, i semi ci vengono dalla Terra, ci giungono come dono prezioso dal seno stesso di Madre Natura, essi sono stati riconosciuti, coltivati, adattati dalle generazioni umane nelle varie parti del mondo per il sostentamento, la cura, per la bellezza dell’Umanità e del pianeta.
2) I semi ci vengono dal passato ma appartengono al futuro: il nostro unico e solo dovere è quello di prendercene cura per conservarne e diffonderne le specie, innumerevoli, quelle riproducibili, quelle che cantano la canzone della fertilità e della gioia e che la canteranno per sempre. I semi non appartengono ai genetisti, i semi appartengono ai contadini ma ancor più, e finalmente, i semi appartengono ai bambini, sono il pegno sempiterno che cibo e cura e bellezza possano trasmettersi da una generazione all’altra ed all’infinito.
3) Per il punto 2, il custode di semi non modificherà il seme che ha ritrovato, che gli è stato donato, trasmesso, continuerà nella buona pratica della selezione naturale ovvero scarterà quelli più difettosi e presceglierà i migliori, i più sani. Egli si ingegnerà nell’apprendere le tecniche naturali più appropriate per la sua riproduzione e conservazione.
4) I semi appartengono al futuro, al futuro di tutti e quindi i semi si diffonderanno e doneranno a tutte le persone di buona volontà, indipendentemente dalla loro razza, religione o ideologia. Il buon custode di semi tratterrà per sé, per la propria comunità familiare, di villaggio o associativa la quantità giusta per la propria necessità. Nel caso il custode di semi fosse anche un riproduttore professionale, commercializzerà solamente la buona semente e a prezzi equi. Se è vero che il frutto è nei semi così come il fine è nei mezzi (Gandhi) non potrà esservi né sfruttamento né monopolio alcuno nella vendita dei buoni semi.
5) Il seme sia un tramite di comunicazione, veicolo di narrazioni, è certamente un buon seme quello che reca una storia, quello che sia ricco di favole, di proverbi, di detti popolari, un seme simili è certamente genuino e ci viene dal passato: Ogm ed ibridi di multinazionali e consorzi non cantano nessuna canzone che non sia quella della promessa del facile profitto e dell’alta resa, miraggio fallace destinato a perire e dannare alla sterilità suolo, acqua e popolazione che li accolga.
6) Il custode di semi sia attento alla varietà, alla multiformità, alla bellezza della semente che riproduce, stia attento alle consociazioni che questa varietà e bellezza possano aumentare. Apprenda le tecniche per conservare il più possibile questa varietà e conosca le leggi dell’ibridazione naturale.
7) Nella conservazione della semente, il buon custode dei semi sia alieno dall’impiegare mezzi chimici che, pur proteggendo la semente da agenti patogeni esterni, ne avveleni la superficie. esistono tante essenze e buone pratiche naturali per evitare attacchi da parassiti animali e vegetali, si scambino e diffondano queste conoscenze.
8) Il custode di semi non sia geloso, non ponga il seme nella categoria di beni come i quadri da poter esibire e con orgoglio affermare “Ce l’ho solamente io.” il custode di semi non è un collezionista e se pure avesse risorse ed abilità tali da poter raccogliere numerose varietà, rammenti sempre il punto uno: i semi appartengono alla Terra e attraverso le generazioni essi si trasmettono di padre in figlio.
9) Il custode di semi abbia cura del suolo e del suo terreno. Curi la terra per guarire gli uomini, pratichi su un appezzamento esteso o su un singolo terrazzo o vaso sul balcone l’agricoltura più rispettosa possibile del vivente e non impieghi nulla che possa nuocere alla salute del pianeta, alle sue creature umane, vegetali, animali, non ne inquini l’acqua. Il custode di semi segua pratiche agricole rispettose dei cinque centimetri di humus che ogni mille anni si formano in una foresta.
10) Il custode di semi sia consapevole del prezioso bene che detiene, sappia che la risorsa più adatta a tramandarlo indenne  alle generazioni future è quella di costruirvi una comunità intorno, la carta vincente, il segreto palese e luminoso che consegnerà all’Umanità semi buoni e riproducibili sta nell’intessere relazioni umane feconde, nel creare reti, nel riabitare borghi e villaggi, nel praticare il dono e nel vivere questa custodia nell’amicizia e nell’amore del seme e del prossimo. Fuori dalla fratellanza non sarà possibile difendere l’immensa ricchezza del patrimonio genetico dell’Umanità, non sarà possibile contrastare le forze cieche dell’avidità e del profitto. Occorre radicarsi nei territori, valle per valle, campo per campo, orto per orto, quartiere per quartiere e difendere, diffondere, comunicare alla gente , per il tramite della buona semente, la necessità del vivere conviviale.
Un seme davvero fecondo è quello sparso nel mondo come se questo fosse un piccolo villaggio e ciascun abitante da questo spargimento, ne diventasse ,ed è il nostro augurio, più libero, più consapevole e più giocondo.
Il buon seme quello duraturo sia seme di libertà e sia seme di futuro e di condivisione: il buon seme si semina e si raccoglie solamente insieme.
Teodoro Margarita
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